{"id":10777,"date":"2024-02-15T08:44:30","date_gmt":"2024-02-15T07:44:30","guid":{"rendered":"https:\/\/eurotext.de\/it\/?p=10777"},"modified":"2024-02-28T07:12:26","modified_gmt":"2024-02-28T06:12:26","slug":"le-commerce-in-italia-gli-italiani-e-gli-acquisti-online","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/eurotext.de\/it\/blog\/le-commerce-in-italia-gli-italiani-e-gli-acquisti-online\/","title":{"rendered":"L\u2019e-commerce in Italia: gli italiani e gli acquisti online"},"content":{"rendered":"

Quando negli anni \u201970 e \u201980, prima dell\u2019avvento dei computer e di internet, il commercio avveniva per corrispondenza, con buste affrancate e pacchi consegnati dal postino, c\u2019era un oggetto che proprio non poteva mancare nelle case degli italiani: stiamo parlando del Postalmarket, lo storico catalogo che ha fatto sognare bambini e adulti, che ne sfogliavano le pagine alla ricerca di prodotti innovativi a prezzi vantaggiosi. A ragione, si potrebbe dire che proprio il Postalmarket sia stato il primo rapporto degli italiani con gli acquisti a distanza<\/strong>.<\/p>\n

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La storia dell\u2019e-commerce nel Belpaese ebbe inizio esattamente il\u00a03 giugno 1998, quando sulla piattaforma IBS.it, online da soli 35 minuti, venne registrato il primo pagamento su un e-commerce italiano: l\u2019acquisto arrivava dalla California, il prodotto era il libro \u201cLa Concessione del Telefono\u201d di Andrea Camilleri. Due anni prima, il\u00a019 febbraio 1996, Olivetti Telemedia aveva annunciato l\u2019apertura di\u00a0Cybermercato<\/strong>, il primo negozio virtuale italiano e uno dei primi in tutta Europa<\/strong>.<\/p>\n

Negli\u00a0anni 2000,\u00a0con l\u2019introduzione dell\u2019ADSL ad alta velocit\u00e0, l\u2019e-commerce inizi\u00f2 a diffondersi rapidamente e i negozi online cominciarono a moltiplicarsi a tal punto che, nel 2004, fu necessario introdurre delle regolamentazioni per garantire degli standard di sicurezza: cos\u00ec nacque la Payment Card Industry Security Standards Council (PCI).<\/p>\n

Qualche anno pi\u00f9 tardi, con l\u2019avvento degli smartphone, gli acquisti online conobbero un vero boom, inarrestabile, e iniziarono a coinvolgere tutta la popolazione, nelle varie fasce d\u2019et\u00e0.<\/p>\n

L\u2019e-commerce in Italia e gli effetti del lockdown<\/h2>\n

Il 2020, l\u2019anno della pandemia del Covid-19<\/strong>, ha rappresentato una svolta storica per quanto riguarda il rapporto tra Italia e shopping online. Secondo il\u00a0Salesforce Shopping Index, nel\u00a0primo trimestre del 2021\u00a0l\u2019e-commerce globale \u00e8 cresciuto del 58% su base annua, contro il 17% del primo trimestre 2020. L\u2019Italia, con una\u00a0crescita del 78%, occupa il primo posto della classifica europea\u00a0e\u00a0si attesta quarta al mondo\u00a0dopo Canada, Olanda e Regno Unito. Un dato rilevante \u00e8 l\u2019aumento del traffico via smartphone, cresciuto dal\u00a021% del primo trimestre del 2020, al\u00a024% nello stesso periodo del 2021, mentre il\u00a0traffico generato da pc \u00e8 crollato dal 40% al 20%. Se nel\u00a02004\u00a0l\u2019e-commerce, secondo un report di\u00a0Casaleggio Associati, raggiunse un\u00a0valore di 1,6 miliardi di euro, nel\u00a02020, complice la pandemia, il valore \u00e8 salito a\u00a048,25 miliardi di euro.<\/p>\n

Ma la pandemia ha semplicemente spostato in rete il luogo d\u2019acquisto, passato dal negozio fisico a quello virtuale, oppure ha influito anche sulle categorie di prodotti acquistati?<\/p>\n

Nel 2021, il bilancio dell\u2019e-commerce italiano ha delineato due tendenze opposte<\/strong>: da un lato i comparti di prodotto come gli alimentari e la gastronomia hanno registrato un forte incremento nel numero di acquisti, dall\u2019altro gli storici settori di servizio quali l\u2019e-commerce dei viaggi e dei trasporti hanno subito un drastico calo, dovuto naturalmente alle limitazioni degli spostamenti imposte dal Governo.<\/p>\n

Quindi, anche per causa di forza maggiore, sono cambiate le preferenze e le abitudini dei consumatori. E questi cambiamenti non hanno coinvolto solo le grandi realt\u00e0, ma anche le piccole e medie imprese, che hanno iniziato a comprendere le potenzialit\u00e0 del commercio online.<\/p>\n

Chi acquista di pi\u00f9 online e quali sono i prodotti pi\u00f9 venduti in Italia?<\/h2>\n

Secondo un\u2019indagine Istat, nel 2022, il 48,2% della popolazione di et\u00e0 pari o superiore a 14 anni<\/strong> ha usato internet nei 12 mesi precedenti l\u2019intervista per fare acquisti online: circa un terzo (32,3%) ha ordinato o comprato merci o servizi nei tre mesi precedenti, il 10,6% nel corso dell\u2019anno. Sempre secondo l\u2019indagine, risultano pi\u00f9 propensi a comprare online gli uomini (52,4% contro il 44,4% delle donne), i residenti nelle regioni del Nord (52,8%) e, soprattutto, i giovani tra i 20 e i 24 anni (75,7%).<\/p>\n

L\u2019indagine ha inoltre rivelato che nel 2022 le tipologie di prodotto preferite dagli italiani sono state l\u2019abbigliamento, le scarpe e gli accessori<\/strong>\u00a0(19,4%); al secondo posto troviamo articoli per la casa, mobili e prodotti per il giardinaggio (10,3%), seguiti da film o serie in streaming o download (8,5%).<\/p>\n

Smartphone e pagamenti online: come preferiscono pagare gli italiani<\/h2>\n

Nel secondo trimestre del 2022, il 79% delle visite ai siti di vendita al dettaglio \u00e8 avvenuto tramite smartphone<\/strong>, e anche il 61% degli acquisti online \u00e8 stato effettuato con lo stesso dispositivo. I consumatori hanno utilizzato invece il computer per effettuare il 37% degli acquisti, ma solo per il 20% delle visite ai siti di vendita online. Ci\u00f2 dimostra che i clienti italiani amano navigare sui loro dispositivi mobili, ma preferiscono fare l’acquisto vero e proprio su un computer.<\/p>\n

Per quanto riguarda la modalit\u00e0 di pagamento, il 60% dei consumatori italiani ha risposto di preferire l\u2019utilizzo di servizi di pagamento online come PayPal o Amazon Pay<\/strong> al pagamento tramite carta di credito o di debito. Da sottolineare il fatto che il 20% degli italiani che comprano regolarmente online si sente pi\u00f9 sicuro a pagare in contrassegno, forse perch\u00e9 teme eventuali truffe o ha scarsa fiducia nei servizi di consegna.<\/p>\n

In quale lingua si deve parlare agli italiani che acquistano online?<\/h2>\n

Come abbiamo visto nell\u2019articolo del blog sulla Germania<\/a>, la lingua in cui \u00e8 redatto un sito influisce molto sul modo in cui viene recepito dal consumatore<\/strong>. \u00c8 quindi fondamentale chiedersi in che lingua si debba parlare agli italiani per conquistare la loro attenzione e, soprattutto, la loro fiducia.<\/p>\n

Secondo una ricerca Istat condotta nel 2015, si stima che il 45,9% della popolazione di et\u00e0 maggiore ai sei anni (circa 26 milioni e 300mila persone) si esprima prevalentemente in italiano in famiglia e il 32,2% sia in italiano che in dialetto. Soltanto il 14% (8 milioni e 69mila persone) usa, invece, prevalentemente il dialetto. Ricorre a un\u2019altra lingua diversa dall\u2019italiano il 6,9%, ovvero circa 4 milioni di persone.<\/p>\n

Nel corso degli ultimi anni, si \u00e8 registrata una diminuzione dell\u2019uso esclusivo del dialetto, anche tra le persone pi\u00f9 anziane.<\/p>\n

Nel 2015, risultava di lingua madre italiana il 90,4% della popolazione, mentre si attestava attorno al 60% la percentuale di persone di et\u00e0 superiore ai sei anni che dichiaravano di conoscere una o pi\u00f9 lingue straniere, ovvero 34 milioni 370mila persone, con al primo posto la lingua inglese<\/strong>. Il 92,3% delle persone di madrelingua straniera afferma di conoscere una o pi\u00f9 lingue straniere, al primo posto per loro c\u2019\u00e8 naturalmente l\u2019italiano. La conoscenza di una o pi\u00f9 lingue straniere interessa soprattutto i giovanissimi e i giovani adulti fino a 34 anni (80% circa) ed \u00e8 pi\u00f9 diffusa nel Nord-ovest (66,2%) e nel Nord-est (65,7%) rispetto al Sud (50,6%) e alle Isole (51,5%). Tra chi conosce una o pi\u00f9 lingue straniere, il 48,1% conosce l\u2019inglese, il 29,5% il francese e l\u201911,1% lo spagnolo.<\/p>\n

La sicurezza online: leggi e regolamenti per la tutela dei consumatori<\/h2>\n

Visto il crescente interesse per gli acquisti online, \u00e8 aumentata di conseguenza l\u2019attenzione verso la sicurezza delle transazioni digitali. Per evitare truffe o violazioni della privacy, da gennaio 2021\u00a0sono state introdotte diverse direttive come la\u00a0Strong Customer Authentication\u00a0(SCA) e la tecnologia\u00a03-D Secure\u00a0(3DS), che richiedono un\u2019autenticazione a due fattori per verificare l\u2019identit\u00e0 dell\u2019utente<\/strong> e tutelare quindi il consumatore all\u2019atto del pagamento.<\/p>\n

Anche in Italia, come negli altri Paesi europei, le aziende che lavorano attraverso e-commerce devono inoltre rispettare la normativa\u00a0GDPR, il Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali degli utenti.<\/p>\n

Il rovescio della medaglia: le difficolt\u00e0 dell\u2019e-commerce<\/h2>\n

Nonostante le cifre in crescita e gli sviluppi positivi, il commercio online presenta ancora delle criticit\u00e0 che devono essere attentamente valutate e risolte.<\/p>\n

La logistica sembra essere uno dei punti dolenti<\/strong> rilevati dalle aziende italiane che si avvalgono di servizi di vendita online, come emerge dalla recente ricerca \u201cEsigenze e politiche delle imprese in termini di servizi e logistica\u201d realizzata da Yocab\u00e8, piattaforma specializzata nella gestione del fulfillment.<\/p>\n

L\u201982,9% delle imprese sceglie di gestire in proprio il magazzino e di avvalersi di corrieri dei fornitori per i trasporti, esprimendo il maggior grado di soddisfazione (il 78% si dice molto o abbastanza soddisfatto). Solo il 7,9% si rivolge a un fornitore globale, il 6,7% affida la gestione del magazzino ai fornitori e utilizza i corrieri del fornitore, il 2,5% fa riferimento esclusivamente ai marketplace. Le imprese che si affidano completamente a un fornitore globale o ai marketplace si dichiarano invece poco soddisfatte, solo il 13,8% dichiara di essere molto soddisfatto.<\/p>\n

Quasi un\u2019impresa su tre ha riscontrato criticit\u00e0 nella gestione della logistica legata all\u2019e-commerce: la classifica delle difficolt\u00e0 vede al primo posto i costi (44,3%), poi la gestione dei resi (19,9%), il rispetto dei tempi di consegna (15,1%), la burocrazia (11,4%), la gestione dell\u2019operativit\u00e0 (11,4%), il customer service (10,5%), l\u2019integrazione tecnologica e la sostenibilit\u00e0 (5,9 e 3,9%). I costi pesano soprattutto sul settore della bellezza (58,6%), mentre la gestione dei resi pesa di pi\u00f9 sul settore dello sport e del tempo libero (31,1%), cos\u00ec come il rispetto dei tempi di consegna (28,6%).<\/p>\n

Passando invece dalla parte dei consumatori, i problemi riscontrati sono di altra natura. Ben il 76,3% dei consumatori ha avuto difficolt\u00e0 durante gli acquisti online<\/strong>. Secondo la ricerca, questa difficolt\u00e0 sarebbe dovuta a fattori legati alla gestione della logistica e del canale di vendita, pi\u00f9 che al prodotto in s\u00e9: un dato non trascurabile, poich\u00e9 potrebbe tradursi in una rinuncia all\u2019acquisto da parte del consumatore. La ricerca, infatti, fa emergere come i principali ostacoli siano costi di spedizione troppo elevati (45,9%) e tempi di spedizione troppo lunghi (31,7%). Soprattutto i costi eccessivi, uniti alla mancanza di fiducia in siti poco conosciuti, hanno fatto s\u00ec che i consumatori non tornassero ad acquistare sui medesimi siti.<\/p>\n

Ultime notizie: l\u2019andamento dell\u2019e-commerce nel 2023<\/h2>\n

Come \u00e8 andato l\u2019e-commerce nell\u2019ultimo anno? Dopo il boom del 2020 e la buona tenuta del biennio successivo che abbiamo visto in precedenza, quali sono le recenti tendenze di sviluppo?<\/p>\n

Nel 2023, secondo i dati dell\u2019Osservatorio eCommerce B2c, l\u2019e-commerce italiano valeva 54,2 miliardi di euro, oltre 6 miliardi in pi\u00f9 rispetto al 2022. Questa crescita \u00e8 imputabile per due terzi all\u2019incremento degli acquisti online di servizi, soprattutto alla ripresa del turismo e dei trasporti<\/strong> (+30%) e dei comparti merceologici aggregati negli \u201caltri servizi\u201d (+8%), come ad esempio il ticketing per eventi. I comparti di prodotto pi\u00f9 dinamici, con tassi di crescita in linea o superiori alla media (+8%), sono invece il beauty (+11%), l\u2019informatica ed elettronica di consumo (+8%) e l\u2019editoria (+8%). Registrano una buona crescita, seppure pi\u00f9 moderata, anche l\u2019abbigliamento\u00a0(+7%) e l\u2019arredamento\u00a0(+7%), mentre il settore dei generi alimentari appare in difficolt\u00e0\u00a0(-0,5%).<\/p>\n

L\u2019e-commerce B2c in Italia continua quindi a crescere<\/strong>, anche se pi\u00f9 lentamente rispetto agli ultimi anni, assumendo una rilevanza tale da conferirgli un ruolo centrale e indispensabile per l\u2019evoluzione del retail. Dopo la forte crescita degli ultimi tre anni, il numero di consumatori digitali italiani si \u00e8 stabilizzato infatti a 33 milioni.<\/p>\n

Conclusioni<\/h2>\n

L\u2019Italia si dimostra probabilmente un Paese pi\u00f9 conservatore di altri, per quanto riguarda gli acquisti, ma dopo la pandemia del 2020, costretti da causa di forza maggiore, gli italiani hanno iniziato ad acquisire sempre pi\u00f9 confidenza con l\u2019e-commerce, facendo registrare una crescita sorprendente.<\/p>\n

La maggiore fiducia acquisita da parte dei consumatori e il miglioramento dei servizi offerti sono sicuramente un segnale positivo per il futuro sviluppo del commercio online in Italia.<\/p>\n

Fonti<\/h2>\n